Affare Dreyfus: una storia di fine ‘800 che interessa ancora oggi
L’affare Dreyfus (o caso Dreyfus) è tornato alla ribalta nel 2019, grazie al film L’ufficiale e la spia di Roman Polanski.
In questo articolo tratteremo in modo sintetico la vicenda avvenuta in Francia a fine ‘800, in modo da dare risposte a tutti coloro che sono curiosi di capire che cosa è stato il caso Dreyfus e quali implicazioni importanti ha avuto anche per la perizia grafologica e documentale.
La storia dell’affare Dreyfus in sintesi
Siamo alla fine dell’800 e Francia e Germania hanno da poco terminato la guerra franco-prussiana.
A Parigi, il maggiore Hubert J. Henry è a capo del servizio di controspionaggio francese e ogni settimana si fa consegnare da una inserviente… il contenuto del cestino della carta straccia del diplomatico tedesco Maxilian von Schwartzkoppen (che invece lavora a Parigi nell’ambasciata tedesca).
E’ tra questa spazzatura che Henry trova un foglietto con riportato l’elenco di 5 documenti segreti che chi scrive il testo si offre di vendere ai tedeschi. Il foglietto (d’ora in poi chiamato anche “bordereau”) non è nè firmato nè datato e contiene precisi riferimenti a strumentazione bellica e questioni militari.
Il bordereau è quindi la prova che qualcuno tra i francesi, qualcuno che aveva prestato servizio nella specifica area che si occupava di artiglieria… si offre di vendere informazioni ai tedeschi.
Tra i militari che potevano avere accesso a tali informazioni viene subito individuato un colpevole. Pare infatti che la calligrafia del bordereau sia quella di un ufficiale di artiglieria ebreo e alsaziano: il suo nome è Alfred Dreyfus.
Il caso esplode il 26 settembre 1894 con l’accusa ad Alfred Dreyfus, che si professa innocente sin dall’inizio. Anche parte dell’opinione sociale sta dalla sua parte, ma i giudici sono fermamente convinti della colpevolezza. Nel 1985 Dreyfus condannato perde lo stato di militare e viene deportato nell’Isola del Diavolo (Guyana Francese).
Nel 1895 entra in scena il colonnello Georges Picquart che viene incaricato di cercare altre prove contro Dreyfus, già condannato per tradimento. Picquart era convinto Dreyfus fosse colpevole, fino a quanto i suoi uomini trovarono alcuni scritti che un militare di nome Esterhazy inviava ai tedeschi. La scrittura di Esterhazy era uguale a quella del bordereau e Picquart comunica le sue scoperte ai superiori.
Questa scoperta straordinaria permetterebbe di scagionare Dreyfus, ma i vertici militari mostrano resistenza e trasferiscono Picquart. Ciononostante il processo viene riaperto. Purtroppo nonostante le evidenze e l’infondatezza delle accuse, la condanna precedente non viene annullata.
Passano gli anni: da una parte i tentativi di una parte dell’opinione pubblica ormai convinta dell’innocenza di Dreyfus che vuole riaprire il caso; dall’altra parte invece la fermezza dei militari e dei primi accusatori di Dreyfus. Nel 1899 su consiglio del fratello, Dreyfus chiede e ottiene la grazia. Dovrà aspettare il 1906 quando, con il cambio del governo, gli venne cancellata la condanna e venne riammesso nell’esercito.
Per approfondire la lunga storia dell’affaire, anche con dettagli che abbiamo omesso e semplificato per favorire la lettura, consigliamo di visitare la pagina di wikipedia.
La dimensione politica e sociale dell’affaire Dreyfus
Perchè è tanto importante il caso Dreyfus da un punto di vista politico e storico?
Di fatto, l’affaire suscitò da subito un grandissimo dibattito nella Francia di fine secolo, perchè Dreyfus era: ebreo, giovane, benestante, militare. Inoltre era originario dell’Alsazia, una regione contesa tra Francia e Germania che dopo la guerra franco-prussiana era stata annessa alla Germania.
La forte presenza di posizioni ideologiche fece sì che alcuni si schierarono da subito contro Dreyfus, anche in presenza di limitate prove. Chi sostenne la colpevolezza di Dreyfus lo fece quindi soprattutto per motivi preconcetti, legati all’origine del militare e a quello che rappresentava.
Se per alcuni l’ufficiale non poteva che essere colpevole, lentamente molti personaggi cominciarono a maturare l’idea che il processo a Dreyfus fu da subito un accanimento portato avanti senza presenza di prove. Anzi, anno dopo anno, fu sempre più chiaro che le accuse rivolte a Dreyfus erano frutto di complotto e le prove erano state costruite a tavolino.
Tra i più noti sostenitori dell’innocenza di Alfred Dreyfus, sicuramente va annoverato Emile Zolà che, con il suo celebre “J’accuse” del 1898 proclamò l’innocenza di Dreyfus e un duro atto di accusa verso i militari e la politica che lo ritenevano colpevole. L’articolo procurò guai anche a Zolà stesso.
Ma molti altri, anche fuori dalla Francia, erano dalla parte del militare e si diedero da fare a promuovere la verità del caso Dreyfus.
La vicenda del caso Dreyfus poggiò certamente sulla volontà di incolpare Dreyfus: un ruolo nel processo spetta anche all’esame tecnico della scrittura del bordereau. Con risvolti molto interessanti anche da un punto di vista grafologico.
L’affaire Dreyfus e la grafologia
L’affaire ha grosse implicazioni anche per quanto riguarda la criminalistica e la grafologia forense.
Infatti, tutto parte da un bordereau (un foglietto praticamente) che presentava una scrittura apparentemente riconducibile ad Alfred Dreyfus. Se la scrittura era quella di Dreyfus, non poteva che essere lui il traditore che offriva di vendere informazioni militari ai tedeschi.
Che la scrittura del bordereau fosse la stessa di Dreyfus ne erano convinti diversi periti interpellati. Furono effettuate più perizie (Mastronardi in “Grafologia giudiziaria e psicopatologia forense” parla di 7 perizie di cui 5 colpevoliste). La maggioranza stabilì che la scrittura dell’autore del foglio ritrovato era quella di Dreyfus, ma non è chiaro se questi periti grafici affermarono ciò per incompetenza o di proposito.
Tra i vari periti interpellati c’era anche Alfonse Bertillon, criminologo francese e studioso pioniere dell’antropometria giudiziaria. Il sistema di Bertillon permette la classificazione ed il riconoscimento delle caratteristiche biometriche di una persona (ad esempio la conformazione del cranio etc) ed è tutt’ora utilizzato in molti stati. Va premesso che Bertillon era sì un criminologo e uno studioso di biometria forense, ma non era un grafologo, inteso come oggi definiamo l’esperto in analisi e comparazione di scritture nella grafologia forense.
Nel frattempo erano state pubblicate alcune fotoriproduzioni dell’originale del bordereau sui giornali, e furono interpellati altri periti tra cui De Rougemont e Preyer. Il più famoso è certamente Crépieux-Jamin, il padre fondatore della grafologia francese. Queste perizie misero in luce che il bordereau non era tecnicamente riconducibile a Dreyfus. Quando comparve la seconda scrittura (quella di Esterhazy) furono effettuate altre perizie grafiche. Come sappiamo però, l’evidenza tecnica non costituì tanto un ausilio al processo, se non in modo pretestuoso per dimostrare la colpevolezza di Dreyfus.
Per quanto sopra sintetizzato il ruolo che l’esame tecnico ha avuto nel processo Dreyfus appare non di supporto alle indagini, ma “strumentale” a dimostrare la colpevolezza. Ecco perchè questo caso viene considerato una pagina buia non solo della storia francese, ma anche della criminologia e delle discipline forensi, in particolare della grafologia forense.
Per l’approfondimento della parte grafologica del caso Dreyfus consigliamo l’articolo di Perrella “A cento anni dall’affaire: la vera storia del caso Dreyfus e deduzioni peritali” pubblicato su Scrittura 84 del 1989.
Il film del 2019 di Roman Polanski
Esce nel 2019 nelle sale il film L’Ufficiale e la Spia diretto da Roman Polanski. Il film ripercorre la storia dell’affare Dreyfus, mettendo in scena la storia dal punto di vista del colonnello Georges Picquart (Jean Dujardin). Picquart doveva raccogliere prove per dimostrare la colpevolezza di Dreyfus, ma più procede nelle ricerche più si imbatte in prove dell’innocenza del militare.
Il film è stato accolto in modo molto positivo dalla critica da un punto di vista cinematografico. Un po’ più controversa la figura del regista Polanski, per problemi legali dovuti a questioni del passato. Alcuni hanno ipotizzato che il film tracci un parallelismo tra le vicissitudini di Dreyfus e quelle del regista del film.